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Details

Transcription

7 luglio 1828: Bosco, comune del Cilento, è raso al suolo dalle truppe borboniche di Francesco I, al comando del brigadiere Francesco Saverio Del Carretto. L’episodio, collocabile nel clima successivo alla repressione della rivoluzione del 1820-21, vide come protagonisti rappresentanti del liberalismo periferico, appartenenti alla setta dei Filadelfi, esponenti del mondo ecclesiastico, carbonari, donne, briganti, uniti nella richiesta della Costituzione. Se il prete Antonio Maria De Luca, che aveva diretto la rivolta, fu condannato a morte, altri riuscirono a fuggire in Corsica e la loro sorte coinvolse la Francia. I briganti Patrizio, Donato e Domenico Capozzoli, rientrati nel Regno, catturati e fucilati, ebbero nel giornalista Charles Didier un narratore di successo. Antonio Galotti, personaggio dalle molte esperienze, ex brigante e carbonaro, rifugiatosi a Parigi, fu consegnato da Carlo X al governo borbonico; riuscì a scampare alla pena capitale e a ritornare in Francia grazie alle proteste dell’opinione pubblica e del governo, guidate dal marchese Lafayette, dopo la rivoluzione di luglio. A Parigi nel 1831 pubblicò Mémoires sull’evento. Sviluppatosi fra reti locali e rapporti internazionali, l’episodio consentì di sperimentare nuovi linguaggi della politica attraverso percorsi individuali di fuggitivi che disponevano di cifre notevoli e solidarietà, necessarie a persone ricercate e prive di passaporto. Essi figurarono nel martirologio risorgimentale. Nel contesto mediterraneo brigantaggio, liberalismo, locale e internazionale, sono spesso connessi. Si legittimano i metodi militareschi come strumento non solo tecnico della repressione; Del Carretto è l’erede e il veicolo di metodi collaudati nelle Calabrie durante la dominazione napoleonica e nella Spagna durante la guerra de la independencia, quando si combatteva contro la guerriglia. Veicolate anche tramite le scuole militari, queste pratiche si adattano ai luoghi, consentono di adottare strategie punitive che coinvolgono la comunità, le famiglie, le solidarietà e le conflittualità locali, l’uso differenziato del territorio e connoteranno la repressione del brigantaggio anche dopo il 1860. Immagine DL 1 Durante la dittatura di Franco l’esule spagnolo José Ortega subisce il fascino del racconto e sente il bisogno di raffigurare l’evento all'entrata del paese di San Giovanni in Piro, su delle maioliche dipinte. Bosco è luogo simbolo della libertà. Immagine DL 2 Il canonico Antonio Maria De Luca in un dipinto di Salvatore De Mattia (Collezione privata, Casa De Luca, Celle di Bulgheria) Immagine DL 3 Francesco Saverio Del Carretto (Istituto Centrale per la Storia del Risorgimento, Sezione Iconografica) Immagine DL 4 Antonio Galotti in una litografia di Gamba Corta (Bibliothèque Nationale de France)

Translation

On 7 July 1828, Bosco, a village in the municipality of Cilento, was razed to the ground by Ferdinand I’s Bourbon troops, led by brigadier Francesco Saverio Del Carretto. In the aftermath of the repression of the 1820-21 revolutions, the episode foregrounded the representatives of rural/peripheral liberalism, members of the Filadelfi, espousers of the ecclesiastic world, the Carbonari, women, brigands. All of these characters were united in the demand for a constitution. Even as the priest Antonio Maria De Luca, the leader of the revolt, was condemned to death, others managed to escape to Corsica where their fate lay with France. The story of the brigands Patrizio, Donato, and Domenico Capozzoli, who upon re-entry to the Kingdom were captured and executed, reached the public through the writing of the journalist Charles Didier. Antonio Galotti, a man of many experiences, an ex-brigand and carbonaro, found refuge in Paris but was delivered by Charles X to the Bourbon government. He evaded a death sentence and managed to return to France thanks to public protest and to the revolutionary government in France, led by Lafayette. From Paris, in 1831, he wrote about these events in his Mémoires. The unique and distinctive paths of the fugitives provided a set of opportunities to explore and experiment with a new language of politics. Developed between local networks and international relations, the command of significant capital and solidarity, this language became a crucial tool of outlawed people without a passport, thereby giving voice to the martyrology of the Risorgimento. In the context of the Mediterranean, brigandry and local and international forms of liberalism were often connected. They legitimised the militancy that challenged the techniques and ideology of repression. Del Carretto was the heir to and the advocate for methods tested in Calabria during the Napoleonic era and in Spain during the Guerra de la Independencia, fighting against the guerrillas. Refined in military schools, these practices evolved to suit their specific settings, adopting punitive strategies that made use of the community, local loyalties and conflicts, the family, and the territory. These discourses and methods characterised the repression of brigandry well beyond 1860. Image 1 During Franco's dictatorship, the Spanish exile José Ortega became fascinated with the story and felt the need to depict the event at the entrance of the village of San Giovanni in Piro, on painted tiles. Bosco is celebrated as a symbol of freedom. Image 2 Canon Antonio Maria De Luca in a painting by Salvatore De Mattia (Private Collection, Casa De Luca, Celle di Bulgheria) Image 3 Francesco Saverio Del Carretto (Central Institute for the History of the Risorgimento, Iconographic Section) Image 4 Antonio Galotti in a lithograph of Gamba Corta (Bibliothèque Nationale de France)

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